Il nostro dovere è profanare ciò che essi venerano, giacché senza la profanazione il mutamento non mette radici, e più tardiamo a cambiare, più incorreremo in sofferenze e martiri.

Ritengo un buon incipit questo pensiero di Albert Caraco per divagare un po’ sul risultato elettorale in Umbria.

La sinistra, per usare pragmaticamente questo superato indicatore ottocentesco, è sempre vissuta di idoli: la fratellanza universale, l’internazionale proletaria, la democrazia popolare ed altri feticci pseudoumanitari. Una idolatria smentita e demistificata dall’impatto con la realtà, ma sempre riproposta in differenti sembianze e in contraddittorie apparenze.

In decenni recenti, questi miraggi sono stati sostituiti dai totem dell’accoglienza, dell’umanitarismo, del migrazionismo, del buonismo e di molti ‘ismi’ sentimental-retorici.

Poi, ad un certo punto, arriva sonora la sberla del reale. E il popolo sovrano, quello composto dalla plebe ignorante, dai vecchi incartapecoriti, dai rozzi selvaggi – secondo i giudizi in voga nella sinistra al caviale e al Rolex – si scuote dalla condizione ipnotica, si accorge del magnetismo illusorio e assalta gli altari della demagogia.

Quale è la reazione dei sacerdoti della mistificazione e dei sacrestani della truffa? Il livore per non essere stati compresi, il risentimento per la scoperta della loro nudità morale, la manipolazione delle intenzioni e dei risultati.

Insomma, la negazione del fallimento e la proiezione paranoica sul tradimento delle urne.

Al di là delle rappresentazioni simboliche, il problema che si pone per i vincitori sulla demagogia è quello di rinforzare le posizioni nella realtà. Alzare il tiro nella concretezza delle proposte e dei fatti, prendere in mano la cultura che non è mai stata – documenti alla mano – prerogativa della sinistra, la quale l’ha usata solo strumentalmente agendo sul controllo in assenza di contenuti, intervenire sul problema della giustizia, strutturare una organizzazione del lavoro dopo il tradimento dei sindacati ufficiali, disarcionare quelli accorsi in aiuto del vincitore, rimodellare la stessa condizione di porsi nei confronti degli avversari.

Questo ed altro occorre, ricordandosi sempre che i prestigiatori politicanti e gli incantatori opportunisti sono sempre dietro all’angolo con i loro pifferi e i paletti di frassino devono essere sempre a portata di mano.