Risolto l’appecoramento generalizzato durante l’operazione di terrificazione della massa con la liturgia serale dei bollettini governativi e della lista delle precauzioni – mentre veniva posta in essere contemporaneamente un’altra campagna di intossicazione sierologica per non morire –, adesso è in atto l’offensiva di impanicamento per il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale – sempre con equivoche prospettive di lotta ad un evento naturale per la sopravvivenza della stessa umanità.

Il meccanismo visto dalla prospettiva della comunicazione simbolica è abbastanza semplice: si evidenziano alcuni aspetti del benessere acquisito, del comfort dato per scontato; poi, si crea e si esaspera il rischio di una sua perdita attraverso specifici meccanismi di infusione della paura; alla fine, si crea una cortina fumogena dentro la quale stanno contemporaneamente sia le tattiche di accudimento che quelle di manipolazione della coscienza e di blackout del raziocinio.

 

 

Sicuramente non c’è più il benessere largamente distribuito e sufficientemente sostanzioso degli anni del boom economico, e non è neppure lontanamente ripristinabile. La globalizzazione è stata determinante – esattamente in controtendenza a quanto sbandierato dai tenutari nel potere politico e finanziario – a diffondere a piene mani, sfruttamento, povertà e uniforme insoddisfazione esistenziale. Ma almeno da noi non ci sono spiriti rivoluzionari in evidenza.

A questo proposito, in un suo saggio uscito postumo, Edward Limonov descrive il nostro Occidente con la metafora di un grande Ospizio nel quale individui psichicamente inconsapevoli della propria condizione di Malati sono sedati e soddisfatti della propria condizione. E questa figurazione simboliche incornicia esattamente la reale situazione sociale.

Il sistema, che Lui nomina come Amministrazione, è il portatore del benessere attraverso un pervasivo e permanente abbassamento della capacità critica. “L’atrofia del libero arbitrio” – puntualizza Limonov – “non è provocata da torture abominevoli, ma pian piano, con subdoli innesti…”. La dimostrazione concreta di questa condizione di interruzione completa e facilmente dimostrabile delle competenze cognitive e facoltà psichiche è proprio legata alla ridotta capacità di rispondere con raziocinio alla propaganda del panico riguardante le temperature elevate, con il precoce silenziamento di scienziati e premi Nobel.

Ci sono documenti indiscutibili dei decenni passati che comprovano la voluta falsificazione dei dati da parte della propaganda governativa, spacciata come informazione e notizia, eppure una quota cospicua di popolazione accetta passivamente e senza confronto la narrazione del mainstream.

Per ogni circostanza superficialmente ritenuta fastidiosa o provvedimento percepito come invadente, c’è sempre una percentuale di persone che anche a voce alta proclama “Bisognerebbe reagire”. A cui segue un pensiero lecito, anche se silenzioso, di fronte a sterili indignazioni o fastidiosi proclami inconcludenti: “Perché non c’è reazione?”. Esattamente per quanto espresso all’inizio.

Una popolazione abituata ad un benessere magari gonfiato, ma posto sotto minaccia di una sua messa in discussione, non ha la forza di reagire. Ha parole terribili e splendide Limonov nel descrivere la sterile e meschina condizione dell’uomo dell’Ospizio Occidentale: “Bisogna perdere la ragione per rinunciare alla propria pietanza quotidiana, al buon piatto di sbobba riscaldata. [Chi] lascerebbe la propria sedia in refettorio? […] Il cittadino dell’Ospizio moderno possiede tutte le qualità dell’animale domestico: docile, facilmente manipolabile, tira fuori gli artigli solo se è affamato. Incapace di fare la storia, non agisce ma giudica”. Insomma, un pasto caldo e la televisione, “principale distrazione dei detenuti”. Siamo di fronte a una riedizione moderna dell’antica prassi romana del “panem et circenses” – sussidio e Netflix. Alla faccia del Covid e del Meteo.