E non parlo delle tigri, ma di quella categoria di femmine che alla mia epoca costringevano gli uomini a confrontarsi nelle prestazioni, e non stavano lì a disquisire sulle modalità di corteggiamento o sugli apprezzamenti disdicevoli. “Abbiamo parlato di Marsilio Ficino, abbiamo approfondito il criterio della coincidentia oppositorum e di altre amenità psicologico-filosofiche, non ti sembra il caso di farci un paio di gin tonic e di andare a scopare riprendendo il discorso domani?”. Un esempio di linguaggio tipico, purtroppo di diversi decenni fa, tra due persone in condizioni paritaria, magari pure politicamente diverse, ma unite da uno o più interessi condivisibili. Vuoi metterti la coroncina di mimose e tu la tenuta da San Babila? Chi se ne frega. Stasera ci becchiamo al solito posto per divertirci.
Poi è arrivato il MeToo, il politicamente corretto e l’ipocrisia spacciata per buone maniere. Ha ragione perfettamente Annina Vallarino in un saggio documentato e approfondito sulla questione che quotidianamente si affronta: “Il femminismo inutile. Vittimismo, narcisismo e mezze verità: i nuovi nemici delle donne”.
Arrivata, questa questione, alla cosiddetta canna del gas, il mondo femminile, inquinato dalla retorica di una sinistra fallimentare, è costretto a delle contorsioni ideologiche per tenere a freno l’inarrestabile deriva.
La fine del femminismo sta assumendo una duplice disfatta: da un lato, tra OnlyFans e Calippo tours, la mercificazione del corpo è diventata il massimo simbolo di libertà, il tutto codificato da un paradigma assoluto e distorto secondo il quale “tutto può essere femminista basta che una donna lo voglia e lo abbia deciso”; dall’altro, all’opposto, tra catcalling – l’apprezzamento traumatizzante, la “legge del percepito” – mi sono sentita stuprata con lo sguardo, le quote rosa – richiesta di spazi sicuri e confortevoli. Alla fine, la donna è passata dalla rivendicazione di autonomia, di decisione e di rivoluzione libertaria, alla ricerca di protezione e di tutela emotiva. Come ha scritto nel lontano 1990 la storica dell’arte Camille Paglia, dichiaratamente lesbica, “Le donne hanno sempre avuto una grande forza sessuale, ma oggi sembrano voler negare questo aspetto di se stesse”, e in compenso inseguono mode e costumi masochisti.
A supporto di questa denuncia, è di pochi giorni fa l’annuncio che Raffaella Barbieri, attivista per i Diritti Civili – Portavoce di Possibile Udine – Coordinatrice Cellula Coscioni Udine, ha presentato un documento sottoscritto da altre diverse sue sodali, contro l’atteggiamento dell’europarlamentare Annamaria Cisint di impedire l’accesso in acqua delle donne completamente vestite e dell’uso del niqāb in nome della libertà femminile.
Aldilà dell’argomentazione specifica, della retorica, del nulla psicologico, etnologico e culturale contenuto del documento, non occorre essere particolarmente acuti mentalmente nel rendersi conto che ipotizzare una libertà di scelta del niqāb rispecchia la presunzione dei tossici che rivendicano la libertà di farsi, ma non hanno la libertà di astenersi. Ma le domande cruciali non interessano le forsennate antifasciste. In Francia la situazione identica è da tempo sfuggita di mano, “in nome di un presunto antirazzismo e del rispetto per la ‘scelta individuale’, si evita di condannare il velo imposto alle donne e alle ragazze, giustificando tale posizione con la volontà di non fare il gioco dell’estrema destra e di non marginalizzare i musulmani”, denuncia con rigore Annina Vallarino.
Per altro, la scrittrice iraniana Abnousse Shalmani, una personalità rilevante del campo socialista liberale, è quindi nella posizione ideale per denunciare il femminismo ed una certa sinistra che “ha perso la bussola, strizzando l’occhio a certi fondamentalismi, e che ha messo da parte i suoi valori laici, repubblicani e democratici”.
Ecco le esilaranti femministe post-moderne finire – per usare le stesse parole della Vallarino – “con argomentazioni zoppicanti […] banalizzare la questione del velo, riducendola a una mera questione di scelta personale, alla stregua di una moda passeggera”.
Annota la filosofa Susan Neiman che “l’adulto è colui che comprende come il mondo dovrebbe essere senza mai perdere di vista ciò che effettivamente […]”. Naviga nella realtà senza farsi trascinare illusioni o aspettative distorte.
Una sinistra infantile e presuntuosa, di qualunque genere e fluidità sia, vive in questo mondo incantato, e io personalmente sono in attesa di veder realizzati i suoi sogni, comprendendo perfettamente che saranno per lei dei terrificanti incubi.