Il dopo elezioni è sempre caratterizzato da un’atmosfera per certi versi piuttosto ridicola: c’è chi ha vinto con il minimo sindacale e si crede conduttore di un esercito invincibile; c’è chi ha perso in maniera vergognosa e nasconde il fallimento dietro a fantasiose operazioni nemiche; c’è chi, con contorsionismi statistici, applica interpretazioni e paragoni a suo labile piacimento. Insomma, i ludi cartacei hanno sempre la peculiarità di mettere in evidenza le magagne di vari opinionisti.
Nel caso degli ormai famose elezioni monfalconesi, a fronte di qualcuno che pretende democraticamente di dire la sua – che se solo un interlocutore serio e motivato gli chiedesse un curriculum particolarizzato, tale individuo sarebbe costretto a stare muto per sempre – c’è chi, con intelligenza e astuzia, passa dal piagnisteo alle minacce con retorica ambivalenza.
È Bou Konate, il candidato sindaco della lista islamica, che con surfismo dialettico – una specie di taqiyya linguistica che prevede la dissimulazione, l’ambiguità, il camuffamento – accusa, smentisce, minimizza e minacce.
Come in altre circostanze ho puntualizzato, “fare le pulci” a ciò che viene detto, scritto e genericamente diffuso, è una perfetta definizione popolare – inventata, peraltro, dal grande docente Giulio Maria Chiodi – per tradurre in maniera comprensibile un procedimento filosofico più complesso quale è la “decostruzione del linguaggio ideo-affettivo per riportare il discorso al rigore concettuale”.
Andiamo necessariamente per spunti. Uno presenta una lista elettorale apposita, composta soltanto da musulmani, e poi con disarmante naturalezza afferma che “Non c’è stato l’intento di costruire una lista di stranieri: una realtà che si chiama Italia plurale vuol essere aperta a tutti”. Questa contraddizione, nei fatti, non regge alla minima logica concettuale. Poi, continua affermando che “C’è stata una rete che si è costituita contro di noi, quasi tutti i giornali, dall’Adige a quelli della Sicilia, hanno usato questo termine (Lista Islamica) facendo paura ai monfalconesi, facendo terrorismo psicologico”. Beh, se lui condivide quanto espressamente dichiarato in un’intervista da un imam locale, secondo il quale il sindaco deve prendere atto che tra alcuni anni ci sarà una maggioranza di cittadini monfalconesi musulmani, che si avranno ospedali e medici musulmani ecc., allora qualche inquietudine può anche considerarsi giustificata. C’è poi una precisazione fatta dallo stesso Konate che merita una particolare attenzione. “Il mio programma – di cui peraltro non si hanno documentazioni scritte né tantomeno pubblicamente discusse – “era chiarissimo: cerco il dialogo e l’apertura. Se lo facciamo ora siamo ancora in tempo, tra dieci anni non lo saremo più”.
Cosa intende, con questa affermazione, il nostro mancato sindaco? Le interpretazioni possono essere più variopinte, considerando anche delle fastidiose illazioni. Intende dire che quando loro saranno maggioranza ogni discorso con gli altri sarà definitivamente chiuso? Intende dire che tra dieci anni i bianchi residenti non avranno più diritto di parola? Intende dire che come già in altri paesi europei ci sarà l’applicazione della sharia, le corti islamiche, le scuole coraniche pagate dal governo, le chiese trasformate in moschee, ed altre trasformazioni teologico-giuridiche già presenti dalla Francia alla Svezia, dal Belgio al Regno Unito e via via occupando e sostituendo?
Il’ja Grigor’evič Ėrenburg fu quello che da radio Mosca incentivava l’assassinio individuale di ogni tedesco, cosicché ognuno avrebbe dovuto “maledire il ventre che lo aveva generato”. Così è in Europa, così sarà in Italia, così sarà nel nostro piccolo spazio cittadino. “La vecchia strega aveva ragione”, autodefinizione di Oriana Fallaci. Facciamo in modo di contraddirla almeno resistendo nel nostro piccolo.