Da parte di un irriducibile antidemocratico, refrattario ad ogni forma di pubblicità diffusa da quel sistema politico, che prima ancora di essere corrotto e corruttore è un vero e proprio apparato di infezione dello spirito, vedere politicanti e giornalisti contorcersi in paradossali giustificazioni dell’attacco jihadista alla Siria, non ha prezzo.

Non è bastato il borotalco di Colin Powell spacciato per antrace e l’impiccagione di Saddam Hussein come atto dovuto, il genocidio perpetrato dagli israeliani smerciato per legittima difesa, l’assassinio di Gheddafi contrabbandato per giustizia popolare, l’attacco all’Afghanistan fatto passare per guerra di liberazione – operazioni democratiche sanguinarie e fallimentari – ora il viscidume propagandistico sbava nell’esaltazione della caduta di Assad e nella disfatta del regime.

Adesso, un tagliagole con un riuscito tirocinio in Al Qaeda e nell’Isis – nome di battaglia Abu Mohammad Al Jolani – viene ritenuto un serio interlocutore come rappresentante di “ribelli del popolo”, dimenticando che nel 2013 è stato inserito nella lista nera del terrorismo internazionale con una taglia di dieci milioni di dollari da parte degli Stati Uniti.

Questa iniziativa militare ha avuto ed ha l’appoggio di forze altre e diverse da quelle autenticamente siriane, tutte interessate a continuare la trasformazione dell’area mediterranea usufruendo della mano islamista. Mentre il parente di Badoglio, tale Antonio Tajani, in arte Ministro degli Esteri, si esibisce in una patetica descrizione della condizione lavorativa dell’ambasciatore italiano, esulta Biden, gode Netanyahu e gongolano i ciechi democratici, inconsapevoli – per idiozia, per ignoranza, per complicità, per masochismo, per tutto questo ed altro – delle ricadute pratiche sull’Italia. E a questo proposito dovrebbero coordinare la pur minima quantità di neuroni a disposizione quei giornalisti che prima scrivono del popolo esultante per la caduta del tiranno Assad, poi esprimono untuose preoccupazioni per i milioni di profughi siriani che si riverserebbero in Europa e in Italia in particolare.

Da qualunque parte si cerchi di focalizzare la situazione, l’unica cosa certa è che l’Europa è al centro di una trasformazione antropologica e geopolitica, strategicamente organizzata da decenni, che vede nelle operazioni islamiste la sua pratica militare di invasione e di infiltrazione. Sono questi gli “scenari futuri dai contorni a dir poco inquietanti e ogni giorno più vicini”, secondo la precisa e documentata valutazione di Souad Sbai.

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La realtà dimostrerà il disonore dei falsari e dei servi della nostra contemporaneità.