Quattro indicazioni in croce per sapere di cosa si parla. I tempi cambiano e anche i parametri psicologici e sociali necessariamente si modificano, purtroppo non sempre in meglio.
Il termine infanzia deriva dal tardo latino e significa muto, che non può parlare perché privo di una capacità linguistica. Questo periodo precede la pubertà, la quale manifesta dei cambiamenti sia fisici che ormonali, per concludersi con l’adolescenza. Quest’ultimo traguardo si è fatto slittare nella sua piena realizzazione ben oltre ai classici 18-21 anni del passato lontano.
Riporto, come cornice di discussione, 5 dei 42 articoli della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza del 20/11/1989: Art.12: Hai diritto a esprimere la tua opinione su tutte le questioni che ti riguardano. La tua opinione deve essere ascoltata e presa in seria considerazione; Art.13: Hai diritto ad essere informato e ad esprimerti liberamente nel modo che ti è più congeniale (verbalmente, per iscritto ecc.), sempre nel rispetto dei diritti degli altri; Art.14: Hai diritto ad avere le tue idee e a professare la religione che preferisci sotto la guida dei tuoi genitori; Art.15: Hai diritto a riunirti con i tuoi amici, a partecipare o a fondare associazioni, sempre nel rispetto dei diritti degli altri; Art.16: Hai diritto ad avere una tua vita privata, anche all’interno della tua famiglia, compreso il diritto ad avere una tua corrispondenza privata.
Tacito, negli Annales, rileva testualmente che “Corruptissima re publica plurimae leges”, più lo Stato è corrotto, più leggi vengono emanate.
Questo è esattamente l’ennesimo documento che testimonia la lungimiranza del grande storico e senatore romano. Su questi e gli altri articoli ci sarebbero da organizzare incontri pubblici e seminari, per documentare la retorica intrinseca e la pericolosità nei contenuti.
È semplicemente patetico, oltreché moralmente vergognoso e politicamente aberrante, il fatto che si possa pensare ad un obbligo scolastico sull’educazione sessuale – con la scusa di introdurre le varie devianze perfettamente denunciate da precisi studi e ricerche psicologiche – anche in opposizione ai principi familiari e alla volontà genitoriale.
Quando i sinistrati di ogni ordine e grado si indignano e volgarmente attaccano le varie informazioni a difesa della vita e della famiglia, lo fanno per il principio distruttore dell’uomo e dello spirito che infesta ogni loro manifestazione.
Giocando su più tavoli come i più abili biscazzieri, per l’occasione pretendono che ci sia una rinuncia al volere genitoriale e una totale assunzione da parte dello Stato nell’educazione dei giovani. La nuova posizione deriva dall’obiettivo – ormai di scadenza sessantottina – di scardinare l’unità familiare, che rimane il primo nucleo politico di una comunità. In questo modo, si intende omogeneizzare intere generazioni nella melassa fluida della sessualità, dell’anomia e dell’indifferenziazione identitaria.
Visto che ormai gli studi specialistici nella psiche e nelle relazioni umane sono intasati da giovani in preda ai disturbi e alle devianze più disparate, visto che è ormai passata nel linguaggio comune la definizione di “fiocco di neve” per definire la massa insicura, debole, debilitata e incerta delle ultime generazioni, tanto vale rievocare l’agoghḕ spartana. Almeno questo sistema si proponeva di creare cittadini forti nel fisico, coraggiosi nel carattere, inflessibili nello spirito e responsabili nelle decisioni, piuttosto che rimarcare – come vogliono certe iniziative contemporanee – la nullità delle personalità e l’incertezza nella propria identità, per finire – secondo una battuta apparsa sui social – che molti ragazzi non sanno più se si sentono maschi, femmine o dei semplici tostapane.
Per quanto riguarda il documento citato, vale bene un semplice aforisma di Gómez Dávila secondo il quale “la filosofia di un bambino interessa solo la propria mamma”.