“La resistenza richiede grandi sacrifici: il che spiega anche perché la maggior parte delle persone scelga la costrizione” – ha scritto Ernst Jünger –, ma a questa constatazione storicamente documentabile in diverse versioni sociali e politiche, aggiungerei un elemento che considero la vaselina di gran parte dei fenomeni totalitari: la comodità.
Prendiamo l’esempio dell’uso del bancomat all’interno di quel mondo pericoloso e controllante della moneta elettronica, o del pagamento attraverso un’applicazione sul telefono.
C’è un fotomontaggio costruito sui social in cui c’è una cassiera che dice ad un utente: ‘mi dispiace signore, ma la sua carta è stata disabilitata per le sue avverse opinioni politiche’.
Fantascienza? Ma nemmeno per idea! Nel marzo del 2022, nel Canada della sinistra progressista, il governo presieduto dall’equivoco Justin Trudeau aveva congelato i conti bancari dei camionisti che protestavano contro il Green Pass. Uno degli esempi e delle possibilità di sorveglianza, di sopraffazione e di ingiustizia, ma non il solo se pensiamo all’uso ricattatorio del Green Pass con il quale il governo – con motivazioni dimostratesi false e volutamente manipolate – concedeva la libertà di frequenza a cinema, teatri e ristoranti.
In tutti i casi, alla percezione dell’obbligo, all’inizio vissuto come una seccatura, subentra abbastanza rapidamente il senso di comodità, e in qualche modo vengono più o meno inconsciamente evidenziati gli aspetti immediatamente positivi.
La medicina telematica, ad esempio. È comodo, pensano in molti – sia operatori che utenti – evitare le resse in sala d’aspetto, le attese del turno, la fila per le ricette, ma dietro a questa operazione c’è la rottura di un legame e la fine di una conoscenza emotiva.
La Didattica a Distanza (DaD) è comoda perché consente di sostare in pigiama davanti al computer, magari mangiando, bevendo e fumando – attività non permesse in aula –, ma con la perdita totale di quella fascinazione, magari conflittuale, tra docente e studente e il confronto fisico inter pares.
Anche per il tanto apprezzato smart working vengono evidenziati gli aspetti positivi, come la comodità degli orari e l’evitamento degli spostamenti, ma con dissoluzione di ogni solidarietà di categoria e condivisione di obiettivi.
Si può continuare con i ristoranti attrezzati con menu telematici e robot-camerieri, con le casse automatiche dei supermercati dopo quelle delle banche e via via elencando i vari aspetti della comodità.
Ma nessuno affronta – con se stesso soprattutto – il problema della perdita di umanità, del contatto, della partecipazione e del legame, in una parola, del senso stesso di comunità. La perdita della libertà è un argomento a parte.