Se c’è una cosa fastidiosa in una qualunque condizione di dibattito o di contraddittorio è quando qualcuno ti chiede conto di una tua idea o di un tuo comportamento. Ai tempi trascorsi della farsa pandemica e della dittatura politico-sanitaria, la domanda classica era “Lei è vaccinato?”, ed è stata fantastica la contro-domanda che il giurista Ugo Mattei rimandò a una fastidiosissima Myrta Merlino, “Lei è ricorsa alla chirurgia estetica?”.

Ci sono certi individui, siano essi irritanti curiosi o indisponenti e provocatori della cosiddetta informazione, che si arrogano il diritto di farti delle domande quasi preparatorie, o selettive, per definire la qualità dell’intervento e l’affidabilità dell’interlocutore.

Succede in un classico dell’incipit politicante della sinistra: “Lei è antifascista?”. E tutti a contorcersi in elucubrazioni giustificazioniste, in contorsionismi concettuali, in sofisticate verbosità. Aspetto ancora qualcuno che risponda “Perché non si fa i cazzi propri?”, oppure “È guarito dalla ragade anale?”, oppure “Da piccolo/a aveva per caso l’insegnante di sostegno?”. Ci sarà una persona refrattaria agli indotti sentimenti di soggezione, impermeabile ai presuntuosi atteggiamenti colpevolizzanti, riluttante alle insinuanti criminalizzazioni provenienti da una feccia sinistra e liberal-chiccosa che pontifica e moralizza dal basso della propria insufficienza storica ed etica.

“Noi non siamo come loro”, ti rispondono i quattro sfigati di una destra accattona, e che balbettano quando l’ultimo Scanzi di turno li accusa di sentirsi “inferiori perché non avete uno straccio di intellettuale negli ultimi trecento anni”. Accampano distanziamenti morali e distinguo politici quando i soliti cialtroni, riconoscibili dalla prosopopea che varia dal mago Otelma a Wanna Marchi, accusano la destra di non aver preso le distanze dalle leggi razziali e dall’Olocausto – due mantra che trapanano le orecchie e le anime in ogni appunto storico.

Il tempo cambierà e la vittoria sarà realmente tale soltanto nel momento in cui – proprio dal punto di vista psicologico, prima che politico – il lavoro su di sé sarà giunto a conclusione, e tutta la destra, in ogni sua componente, avrà una sufficiente organizzazione caratteriale per portarsi, come avvertiva Julius Evola, dove si attacca e non dove ci si difende.

È evidente che per fare ciò non saranno sicuramente le farse elettorali e le sgomitate carrieriste a fare di un cialtrone un uomo di carattere. Ma affinché un certo mondo non scompaia sotto una vile indifferenza e un’accidiosa resilienza, è necessario che arrivino i tempi duri della selezione naturale, perché – come ricordava Lenin – il partito è sempre aumentato in forza e determinazione dopo ogni epurazione, e il cristianesimo ha vinto dopo le lunghe persecuzioni.