Ciò che è accaduto nell’elezione di Bergoglio, e che continua nelle sue esternazioni politiche, non è altro che l’applicazione al massimo livello di quella “teologia della liberazione” che aveva in America Latina codificato la stretta connessione tra il cristianesimo primigenio e la sinistra rivoluzionaria.

Se nel 1888 Nietzsche commentava il cristianesimo come “odio contro lo spirito”, come “il veleno dell’insegnamento degli eguali diritti per tutti”, come “l’unico grande istinto di vendetta”, e nel 1905 la rivoluzionaria Rosa Luxemburg riconosceva nei miti dell’uguaglianza e della fraternità socialisti l’eredità del cristianesimo originario, già nel 1850 Engels profetizzava l’opportunità di un suo coinvolgimento, proprio come fattore religioso, nel sovvertire l’ordine costituito, molti anni dopo confermato da Antonio Gramsci.

Insomma, c’è un continuum storico – se vogliamo – tra l’opera di corrosione dell’Impero Romano e l’attuale disfacimento della nostra civiltà da parte di questo monoteismo.

Bergoglio dice il vero quando afferma di non perseguire una condotta marxista ma cristiana, perché la questione è che marxismo e cristianesimo sono due facce della stessa medaglia: l’eliminazione del sacro e del trascendente, da un lato, e la contemporanea deificazione dell’uomo e dell’umanitarismo profano, dall’altro.

Questa Chiesa, con la messa in discussione della dottrina e il rifiuto del dogma, ha deciso di soggettivizzare la morale e di relativizzare la coscienza, confondendo i piani tra una giustizia laica e politica, ed una religiosa e divina.

In questo modo, il perdono ha assunto una valenza assoluta rispetto alla responsabilità, al giudizio, all’espiazione della pena; i valori sono perciò diventati delle opinioni negoziabili, e comunque sempre accettabili nell’ottica della centralità umana, o troppo umana, per dirla alla Nietzsche.

È così che si esclude la distanza tra l’uomo e Dio, da ridurre in un avvicinamento del primo al secondo seguendo un percorso di vita, di esempio e di stile, per abbassare il secondo al primo, rincorrendo forme inferiori di popolarità e suggestioni egoistiche individuali.

Questa Chiesa è una chiesa equivoca, sovversiva, che dietro alla superficialità delle sue indicazioni e alla genericità delle sue prescrizioni, nasconde la volontà sovvertitrice di un ordine e di un equilibrio generale. La politicizzazione del suo messaggio, posto in termini manichei di divisione tra il potere sempre rapace ed egoista e il popolo sempre vittima e generoso, è un’impostazione chiaramente sinistra e terzomondista. In più, manifesta delle ambiguità e delle contraddizioni estremamente gravi e sediziose: basti pensare, un esempio per tutti, l’apologia che Bergoglio fece di Emma Bonino quale donna di prestigio e di ammirazione, sorvolando che tale soggetto rivendicò di aver praticato più di diecimila aborti illegali.

Ha ragione Aldo Maria Valli quando afferma che “Francesco e il suo magistero sono un sintomo. Un altro sintomo dell’omologazione culturale e linguistica in cui viviamo, con l’abbassamento progressivo della qualità, la tendenza all’uniformità, la banalizzazione come nota dominante e il conformismo come habitus intellettuale”.

Insomma: la Chiesa è finita, andate in pace!