C’è un significativo modello condiviso che unisce le religioni desertiche monoteiste e la democrazia: la scomunica di ogni altra possibile alternativa a se stesse. Scomunica, per altro, concretamente applicata con ogni strumento di violenza, purché santificato dall’amore verso il prossimo.
Questa intuizione è nata dalla rilettura di un libro eccezionale già nel sottotitolo: “La distruzione cristiana del mondo classico”. Si tratta di un saggio di Catherine Nixey che descrive con approfondita accuratezza le devastazioni compiute dai cristiani contro i templi, le statue e la cultura in generale – dalla distruzione di intere biblioteche al rogo dei libri pagani fino all’assassinio di filosofi di cui Ipazia, la grande matematica e astronoma, rimane l’esempio intramontabile.
Dall’ebraismo al cristianesimo all’islam, da Abramo a Gesù a Maometto, ogni monoteismo ha ricevuto una diversa indicazione esistenziale da un proprio dio, e ognuno pretende di imporre con la forza la propria verità; tutti si fondano sul peccato e sulla redenzione, seguendo ovviamente i precetti di purezza, di penitenza e di sacrificio; tutti si attivano per la distruzione di ogni vestigia del passato come esempi di dolore, di prevaricazione e di male, con la pretesa di rappresentare una rinascita bene, di pace e di prosperità.
Catherine Nixey cita il comunismo come idolatria totalitaria che “esercita un’attrazione prepotente”. Personalmente ritengo una deformazione interpretativa da Cambridge, come da noi il fantasma del fascismo è una depravazione concettuale gestita da una sinistra in rottamazione e dai suoi zombi ideologici – Anpi, Centri Sociali ecc. – per mantenere rendite di posizione, fintamente culturali ma concretamente economiche nelle diverse applicazioni sociali – case editrici, concorsi, cinema, informazione e altri avamposti di inciviltà.
Se seguiamo i tre paradigmi sovraesposti – verità, peccato e rimozione –, vediamo come questi siano presenti nella gestione del potere da parte del quarto potere monoteista, la democrazia.
È lei la portatrice della verità contro l’oscurantismo totalitario della falce e martello e l’aggressività conquistatrice delle camicie nere e brune. È lei la redenzione del peccato di una plebe sottomessa al pensiero manipolatore e alla seduzione dell’appagamento alla mansuetudine. È lei che pretende di cancellare un passato glorioso per storia, conquista, cultura e retaggio in cambio di un presente da sopportare e da un futuro da proscrivere.
Un pensiero a quei poveracci esperimenti antropomorfi malriusciti delle variegate organizzazioni antifasciste: la democrazia vi usa per scopi equivoci e, come dice l’amico Fini (Massimo ovviamente), mettendendovela nel culo senza vaselina. Per cui, non agitatevi troppo perché fareste il suo gioco o, per dirla con quel Lenin che voi non avete studiato, per non continuare a fare gli utili idioti di un sistema che comunque vi usa e vi disprezza.