Mi arriva una nota di sgomento e di preoccupazione per le centinaia di molestie subìte da donne inermi ed innocenti. Al momento, per ingenuità, collego questa protesta al 25 aprile, al ricordo delle donne violentate in quella prassi vergognosa ammantata di azione bellica che va sotto il nome di “marocchinate”, o a quelle rasate e violentate, o magari uccise come Norma Cossetto: poi vedo che non è così. Allora, penso alle donne intabarrate con niqab o con la zanzariera del burqa, sottomesse alla legge della sharia e all’imposizione della cultura islamista: anche in questo caso la mia dabbenaggine viene frustrata. Continuo ad immaginare che il turbamento e il panico siano determinati dalle continue aggressioni che avvengono nelle stazioni o nelle periferie delle nostre città da parte degli amorevoli accolti dai barconi o sfruttate da magnaccia di ogni razza e colore: niente da fare, altro buco nell’acqua. Dunque, passo a considerare la possibilità che l’attenzione preoccupata vada alle “spose bambine” o a quelle sdoganate dalla perversione pedofila sotto il mantello protettivo dei “diritti alla sessualità infantile”: anche in questo caso fallisco. Faccio un ultimo tentativo e scopro che l’8 marzo le Erinni vaginali ed uterine lottano “contro un sistema economico e sociale che ci sfrutta”; bene – penso – saranno contro il vergognoso traffico di neonati gestito da gruppi finanziari a scapito di donne povere e socialmente reiette, quel fenomeno chiamato “maternità surrogata, perché parlare di “utero in affitto” è poco chic e politicamente scorretto: ultimo fallimento della mia imbranataggine.

A questo punto – ingenuo sì, ma non fesso – approfondisco l’indagine, e scopro che questa terrifica apprensione nasce dal gruppo “Non una di meno”, una comitiva “ecotransfemminista” di Trieste che si occupa di “femminicidio, lesbicidio e transicidio” e che vive con terrore la sfilata degli alpini.

“ALPINO MOLESTO SE MI TOCCHI TI CALPESTO”

Proprio non avevo pensato a questa variabile. A questo punto non mi resta che prendere le difese di questi paciocconi pennuti, paragonati ad equivoci aspiranti serial killer o a potenziali incontenibili molestatori che rischiano di essere calpestati dal furore vendicativo di chi ha rinnegato femminilità e sex appeal in cambio di indifferenziazione di genere e di prepotenza sessualista.