Ironizza su un intervento dello storico Cardini a proposito della censura occidentale in un dibattito sulla questione Ucraina. Contesta Fusaro sulla corruzione intrinseca al sistema liberal-capitalista. Fa del sarcasmo sull’evidenza politica e fotografica della biografia ebraica di Zelens’kyj e il supporto del battaglione Azov documentatamente filonazista. Ironizza sulla revoca del contratto televisivo al professor Orsini. Attacca lo storico D’Orsi sulla propaganda occidentale. Smentisce il giurista Ugo Mattei e polemizza con Moni Ovadia che lo difende. Aggredisce Marco Tarquinio sulla questione della reciprocità della violenza in Ucraina. Contraddice il sociologo Domenico De Masi. Dà lezioni di filosofia al professor Andrea Zhok. Disturba e insulta Augusto Sinagra. E si potrebbe continuare.

C’è un filo conduttore – dal punto di vista psicologico e non solo – che unisce i vari comportamenti assunti dal giornalista da riporto nei diversi contesti. Una modalità verbale e non verbale – mimica sprezzante, trisma beffardo, posture infastidenti – che punta alla squalifica dell’interlocutore, alla ridicolizzazione del pensiero altrui, al disturbo stesso della comunicazione. Nietzsche riassume bene questo atteggiamento in una libera traduzione: Ci sono persone che devono buttare merda sugli altri per abbassarli al proprio livello.

Data l’assenza di competenze approfondite su almeno un argomento, lui – che rappresenta il condensato della comunicazione democratica espresso da Massimo Fini, dove la libertà di parola è fraintesa con la libertà di dire cazzate – interviene su tutto, un maestrino fallito che redarguisce degli esperti qualificati.

Potrebbe essere Alvaro Vitali in Pierino e la supplente, ma Pierino fa ridere, mentre Parenzo fa cagare. È più aderente allo strisciante Uriah Heep del David Copperfield, che Charles Dickens lo disegna a simbolo di avidità, di servilismo, di falsa umiltà e di losco pensiero.

Dal punto di vista clinico, potrebbe rientrare nelle alterazioni della Condotta, specificamente nel quadro nosografico del Disturbo Oppositivo Provocatorio: obiezioni gratuite, indignazioni ingiustificate, molestie faziose e offese irragionevoli.

Inutile in un contesto di confronto intellettuale, Parenzo è utilissimo al sistema della propaganda del pensiero unico omologato, del quale è la guardia bianca, il docile valletto, il fido sorvegliante. È il secondino della verità, il sacrestano dell’ortodossia di regime, il fattorino delle veline del potere.