Il “Manifesto di Ventotene” è un barbosissimo documento, fastidioso nella forma, superficialmente velleitario nella sostanza, fastidioso nella supponenza espositiva, contraddittorio in diversi suggerimenti.

Può essere che Giorgia Meloni, che non stimo, abbia esposto soltanto suggerimenti derivati da altri, ma è certamente vero, invece, che le crisi isteriche di una sinistra pseudo intellettuale derivino come sempre da una conoscenza scadente, se non assente, degli argomenti sui quali sproloquia.

Ci sono alcuni particolari del lavoro in questione, redatto durante una villeggiatura in una delle splendide isole come Pantelleria, Ustica, le Tremiti – mica a Goli Otok o alla Kolyma dove i dissidenti venivano disturbati nella loro attività sediziosa dal lavoro forzato o dalla temperatura gelida – che però meritano di essere evidenziati.

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I – La crisi della civiltà moderna

<<Eguale diritto a tutte le nazioni di organizzarsi in Stati indipendenti. Ogni popolo, individuato nelle sue caratteristiche etniche geografiche linguistiche storiche, doveva trovare nell’organismo statale, creato per proprio conto secondo la sua particolare concezione vita politica, lo strumento per soddisfare in modo migliore ai suoi bisogni, indipendentemente da un intervento estraneo>>.  Che la sinistra rivendichi questo punto pur essendo fautrice delle peggiori devastazioni dei popoli, attraverso la globalizzazione, il meticciato e la confusione culturale e religiosa, è un’operazione scandalosamente ipocrita.

<<Lo stato, da tutela latore della libertà dei cittadini, si è trasformato in padrone di sudditi, tenuti a servirlo con tutte le facoltà per rendere massima l’efficienza bellica>>. Che la sinistra bellicista, che è stata la sostenitrice del ricatto vaccinale, della dittatura sanitaria, dei vari tecnocrati governativi, sostenga il documento, non è più un problema di ipocrisia, ma una vera e propria presa per il culo.

<<Ceto assolutamente parassitario […] privilegio senza alcuna corrispondenza al valore sociale dei servizi effettivamente prestati>>. Qui il documento è semplicemente profetico. Come non concordare, nella denuncia dei tre firmatari, la piena realizzazione di questa accusa nelle diverse tribù governative, dove ogni competenza, ogni curriculum lavorativo, ogni capacità professionale vengono rinnegati in cambio di servilismo partitico, di sudditanza ideologica, di nepotismo e familismo.

<<Valore permanente dello spirito critico>>. Ampiamente dimostrato dei vari governi tecnici, dalle omelie presidenziali, dalla becera sottomissione all’imposizione straniere, dalla suicida riduzione di sovranità nazionale, dall’offerta del popolo in comodato d’uso per la criminale sperimentazione vaccinale.

<<La storia viene falsificata nei suoi dati essenziali, nell’interesse della classe governante>>. Anche questa denuncia nei confronti di sistemi totalitari, e specificamente nel fascismo e nel nazionalsocialismo, trova perfetta applicazione nelle sedicenti società democratiche, dove ogni dissenso viene censurato e ogni approfondimento viene criminalizzato come revisionismo.

<<Gli uomini non sono più considerati cittadini liberi, che si valgono dello Stato per meglio raggiungere i loro fini collettivi. Sono servitori dello Stato che stabilisce quali debbono essere i loro fini e come volontà dello Stato viene senz’altro assunta la volontà di coloro che detengono il potere>>. Dall’imposizione dell’euro come moneta unica ai diktat economici e politici della casta di Bruxelles mai votata, si può ben dire che anche questo passaggio del documento si è ampiamente realizzato.

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II – I compiti del dopoguerra – L’unità europea

<<Costituire un largo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea ha il posto degli eserciti nazionali, spazi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale di regimi totalitari, abbia gli organi e i mezzi sufficienti per far eseguire nei singoli Stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantenere un ordine comune>>. C’è poco da mettere in evidenza e da commentare. Prendiamo atto che la dittatura democratica europea, almeno per il momento, è da ritenersi realizzata.

III – I compiti del dopoguerra – La riforma della società

<<La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio>>. È esattamente quello che sta succedendo. Iniziato, il processo, con il prelievo forzato dei conti correnti, si sta arrivando, con tecnica sofisticata e subdola, al controllo dei risparmi, allo strozzinaggio green sulle case di proprietà, alla sorveglianza digitale dei consumi.

<<Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad accettare contratti di lavoro iugulatori>>.

A parte la firma da parte della Cgil della contrattazione oraria sui cinque euro, e la mastodontica invasione allogena – tanto per intenderci, “l’esercito industriale di riserva” di cui parlava Marx – con la conseguente fine della trattazione sindacale e l’abbassamento generale del costo del lavoro. I tenutari della finanza, le multinazionali, e gli imprenditori d’assalto, ringraziano sentitamente per la tratta degli schiavi.

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IV – La situazione rivoluzionaria: vecchie nuove correnti

<<Amplissima libertà di parola e di associazione>>. Perfettamente documentata dall’arresto del candidato vincente in Romania, dal cordone sanitario nei confronti dell’Ungheria. Due esempi della menzogna europeista.

<<I democratici non rifuggono per principio della violenza, ma la vogliono adoperare solo quando la maggioranza sia convinta della sua indispensabilità>>. Una modalità un po’ contorta per stabilire che sarà solo una cricca di potere autoreferenziale che stabilirà l’uso meno della violenza nei confronti di precise minoranze.

<<La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria>>. Confermata dai comportamenti e di cui è salutare prenderne atto a scopo di autodifesa.