Sembra complicata la premessa, ma vediamo di semplificarla in quanto essenziale per la questione da esaminare. Sillogismo deriva dal greco e precisamente da due parole, insieme e calcolo, quindi è riassumibile con il termine di ragionamento concatenato. L’esempio classico è quello proposto da Aristotele: “Tutti gli uomini sono mortali. Socrate è un uomo. Socrate è mortale”: due premesse – una maggiore ed una minore – portano ad una conclusione logica.

In riferimento al corteo, perfettamente riuscito, a Padova di CasaPound, si sono ovviamente scatenate recriminazioni e orripilazioni moralistiche sullo striscione di apertura del corteo in cui campeggiava la scritta “mafia antifascista”. E a questo punto è necessario fare una rigorosa chiarezza; per altro già fatta e rifatta, ma evidentemente incompresa o sottovalutata almeno da coloro che si sono scandalizzati per l’apparentamento costituzione-antifascismo-mafia.

 

Il 1942 era da poco iniziato, e contemporaneamente cominciava la collaborazione di don Salvatore Lucania, meglio conosciuto come Lucky Luciano, capo della Anonima Omicidi, detenuto nel carcere di massima sicurezza di Comstock nel quale scontava una condanna a trent’anni, con i vertici dei servizi segreti militari e civili americani. Lo scopo era di coordinare lo sbarco americano in Sicilia e preparare il terreno per un governo democratico a fine invasione. I funzionari giudiziari e amministrativi erano piuttosto perplessi nel dover trattare con uno dei più pericolosi capimafia, ma il suo avvocato ebbe modo di tranquillizzare gli interlocutori anche grazie alle precise rassicurazioni offerte da suo difeso: <<Avvocato, faccia presente ai suoi amici dell’intelligence che le prigioni siciliane sono piene di antifascisti, uomini d’onore, perché gli uomini d’onore sono per forza antifascisti. […] liberando questi prigionieri politici si farebbe un atto di giustizia. [In più risulterebbero utili] impiegarli per assicurarsi il pieno controllo delle zone occupate>>.

Fu Lucky Luciano in persona non solo a preparare lo sbarco, <<ma a mettere nella giusta disposizione tutta quella rete di capi e capetti della mafia, gli unici ad avere il reale e completo controllo del territorio>>. Così andò la storia, nonostante un Frank Hogan, procuratore distrettuale di Manhattan, fosse esterrefatto nel dover <<mettere in libertà un pluriomicida con un curriculum criminale unico nella storia, il più pericoloso gangster americano>>.

Cinque giorni dopo l’invasione, il capomafia di Villalba, don Calogero Vizzini, su un carro armato con il drappo giallo oro e la lettera “L” per Luciano, si spostava a coordinare l’occupazione mafiosa sostenuta dalle armi angloamericane. Con aiuti qualificati, come quelli di Genco Russo, di Vito Genovese, di Michele Navarra, si selezionarono sindaci e funzionari vari da sistemare <<nei posti di potere, nelle amministrazioni locali, dal più piccolo paesino alle grandi città, Palermo, Napoli e poi su>>.

All’alba del 9 febbraio 1946, tra camerieri in guanti bianchi e calici di champagne, iniziarono i festeggiamenti per la partenza di Lucky Luciano, assieme ad altri amici come Franco Costello e Joe Adonis. La nave Laura Keene arrivò a Napoli il 17 febbraio, e il boss mafioso pluriomicida venne accolto con tanto di banda dallo stesso Calogero Vizzini che gli disse <<vedrete che faremo buone cose insieme>>.

<<E la collaborazione con la mafia fu totale>>.

Riassumiamo il pensiero in maniera pseudo aristotelica, con buona pace dei sacrestani dell’Anpi e delle vestali partigiane: “Tutti i mafiosi sono antifascisti. La Costituzione è antifascista. La Costituzione è mafiosa”. Per il resto, vedetela come vi pare.