“In tempo di guerra la verità è così preziosa che dovrebbe essere sempre tutelata da una scorta di bugie” (Winston Churchill).

Partiamo da questa attualità, perché tale è la lotta che il potere transnazionale, la sanità globale e l’informazione tossica hanno ingaggiato contro i diritti e le libertà dei popoli, seguendo degli spunti significativi indicati da Giuseppe Romeo nel suo denso saggio “Guerre ibride. I nuovi volti del conflitto” (Diana edizioni, Napoli, luglio 2021 – prefazione del Generale Fabio Mini).

“Ricorrere ad un possibile evento funzionale, per riconfigurare gli assetti relazionali globali o meno” è uno dei dispositivi che l’Autore mette in evidenza per inquadrare una delle possibili azioni in una guerra asimmetrica, non convenzionale o ibrida che dir si voglia. E così è stato per il reset della Quarta fase del capitalismo, in codice ‘operazione Covid-19’.

Si è approfittato di un virus forse un po’ più rapido nella manifestazione e più incisivo negli effetti – forse –, e lo si è utilizzato per “la manipolazione delle coscienze, ovvero dello spazio psichico”. In altre parole, la realtà sanitaria – costituita di dati, prove, accertamenti, protocolli, diagnosi accurate e terapie mirate – è stata deformata dalla “manipolazione delle anime” attraverso un martellante e pervasivo ricorso alla disinformazione terroristica. Si sono raggiunti gli estremi più squallidi e ridicoli: dai sanitari barricati negli studi a quelli lautamente pagati per dispensare iniezioni. “Il controllo dell’informazione, se non la produzione della stessa”, riuscendo “a mutare la percezione tra vero e falso, o tra lecito e illecito>>, ha influito in maniera talmente infiltrante sulla sfera razionale delle persone, , da “rendere sempre più liquida la paura e sempre meno certe le sicurezze”.

Quando, poi, l’intossicazione delle notizie – vedi la lugubre parata dei camion militari del primo confinamento – sembrava venir minacciata da una pur minima decontaminazione individuale, il potere è passato direttamente alla censura: dalla secretazione del rapporto del Comitato Tecnico Scientifico alla proibizione delle autopsie, dal silenziamento degli autorevoli Premi Nobel alle ritorsioni burocratiche sui resistenti, dalle sospensioni dei diversi professionisti (insegnanti, sanitari ecc.) alla proibizione dell’ultimo contatto dei familiari con il morente. Una serie di iniziative scandalosamente ciniche con l’obiettivo di “rideterminazione dei paradigmi delle relazioni sociali e politiche”, all’interno di un disegno strategico di rottura dei legami familiari, di strappo delle relazioni sociali, di disgregazione della solidarietà lavorativa, di scardinamento dei rapporti educativi, di smantellamento delle iniziative associative: il tutto “in un disegno strategico di dominio”.

Che fare?, una domanda che Lenin si era posto qualche decennio fa, ormai. Organizzazione del caos nel quale ognuno può fare la sua parte diversificata e imprevedibile. Costruzione di piccoli gruppi di non condizionati per colpire culturalmente i centri del potere della disinformazione. Martellare con dati di controinformazione gli apparati di socialità non compromessi. Costruzione di nuclei di resistenza passiva alle ordinanze criminali e oppressive del sistema.

Se il Matrix quotidiano, come lo ha definito Giuseppe Romeo, è la realtà virtuale, è un obbligo morale riportare il discorso al reale e, con questo, riattivare la volontà del popolo e colpire significativamente la reputazione dei tenutari del potere.