Come ogni anno che Dio assegna al calendario, con una scadenza consolidata come quella delle feste comandate, le donne – o quanto meno l’agguerrito rimasuglio di quello che fu il movimento femminista – riemergono con l’usuale stridore rivendicativo.
E lo fanno con un volantino al quale è piuttosto difficile rispondere in maniera sistematica e coerente per la confusività concettuale e la distorsione ideologica.
Mi tocca, allora, analizzare il contenuto a spot, rilevando le bizzarrie e le ridicole contorsioni retoriche con mirate puntualizzazioni.
- Sindaco, invece, che Sindaca, Ministro invece che Ministra, mi pare una precisazione piuttosto misera, perché tralascia le qualità della funzione e focalizza l’attenzione sulla banalità di una vocale;
- Stigmatizzare una pubblicazione satirica, seppure discutibile, dimostra soltanto l’assenza dell’ironia, un grave deficit che nasconde una cattiva coscienza ed una scadente competenza umoristica, dove si percepisce il male anche nel cattivo gusto;
- La difficoltà ad emanciparsi dal nucleo familiare di origine dimostra solo due fatti: o ci si vergogna del nucleo familiare, e questo è un problema che interessa il disonore, oppure riguarda l’incapacità intrinseca del soggetto ad affrancarsi, e allora è un’impotenza soggettiva. In ogni caso la libertà è una conquista rischiosa, a meno che non si opti per una liberazione tutelata come quella delle quote rosa’;
- L’introduzione del “femminicidio” lo ritengo un’aberrazione giuridica nella sua aggravante, perché o siamo tutti uguali davanti alla legge, o per qualcuno la legge è più uguale che per altri quindi con benefici particolari o, ancora, la donna deve essere intesa come una specie protetta, e qui decade il principio della parità e di uguaglianza dei diritti.
- Il linguaggio pubblicitario e dei media è espressamente condiviso dalle donne, che hanno diritto di esporre, vendere e diffondere i propri corpi come meglio credono. Oppure le veterofemministe da naftalina vorrebbero imporre un’altra immagine non stimolante il feroce immaginario del maschio?
Beh, detto tra noi, con consapevole e provocatorio maschilismo, in certi casi sarebbe proprio una tutela al paesaggio.
- Il massimo nel volantino si raggiunge nel grassetto alla fine: “società che rifiuta il razzismo e il sessismo, solidale, inclusiva e rispettosa di tutte le identità e orientamenti sessuali”, firmato: Monfalcone meticcia.
Avendo coraggio – e non lo avete – potreste condividere con le donne di Acmid, l’associazione delle donne marocchine, con le quali ho l’onore di collaborare in una vera e propria mia adozione da parte loro, la lotta per i diritti alla laicità, alla libertà di pensiero, all’autonomia dal velo e dall’oppressione.
Voi, signore e signorine frustrate e infastidite, combattete solo per la difesa delle viziosità piccolo borghesi di questa decadenza, come direbbe il filosofo marxista György Lukács, non certo né per il pensiero critico né per un’etica dello spirito.