Un tale Francesco Saverio Garofani, ex democristiano con una laurea in lettere e approfondito studioso del movimento e della cultura cattolica, per queste competenze nominato nel 2022 “consigliere del presidente della Repubblica per gli affari del Consiglio supremo di difesa, e segretario dell’organismo, primo non militare a rivestire l’incarico”, in una cena tra amici auspica una compagine civica di centro, anche se sarebbe augurabile un “provvidenziale, scossone”, per scardinare il governo di destra.

Alla richiesta di precisazioni, l’interessato fa finta di niente come “una battuta tra amici” e il Quirinale parla di “Stupore (che) sconfina nel ridicolo” riferendosi al “piano del Colle contro il governo Meloni” ventilato da Galeazzo Bignami, mentre i tromboni della carta stampata – quelli, per intenderci, che spiano nel buco della serratura e origliano dai telefoni privati – si attivano nel mettere in dubbio la consistenza del fatto e, soprattutto, nel negare qualunque minima attinenza con la Presidenza della Repubblica.

Uno fra i tanti che con l’usuale voce melliflua da maestrino supplente tenta maldestramente un cordone di sicurezza attorno alla figura di Mattarella, aggiungendo commenti tra il cafone e il bilioso nei confronti del capogruppo di Fratelli d’Italia, è Massimo Giannini in un podcast tra il perfido e l’esilarante.

Inizia prendendo spunto da uno studio di Antonio Gramsci, del quale dice testualmente “caduto sotto i colpi degli squadristi del Duce” – in realtà morto dopo lunga malattia in una clinica privata a Roma – e questa falsità già la dice lunga sullo spessore culturale ed etico dell’individuo sopracitato.

Poi difende a spada tratta l’operato della Presidenza della Repubblica, che mai si è macchiata di qualche operazione, quantomeno equivoca – a parte l’operazione attuata nel 1996 che sistemò Prodi al posto di Berlusconi, e quella di Giorgio Napolitano che nel 2011 nominò Mario Monti senatore a vita e dopo una settimana gli diede un incarico per costituire il governo tecnico. Piccolezze, semplici illazioni che nascondono soltanto la malafede. Ma forse, a pensare male qualche volta ci si azzecca, come disse l’astuto manovratore.

Niente può scalfire quel Sergio Mattarella che, sempre secondo Giannini, “incarna il rigore costituzionale”, anche quando da Ministro della Difesa, il 24 marzo 1999 approvò i bombardamenti della Nato sulla Serbia, alla faccia dell’articolo 11 della Costituzione, al massimo giustificando l’azione bellica secondo l’articolo 78 che prevede le famigerate “missioni internazionali di pace”.

Insomma, la verità e la giustizia hanno lo stesso timone: dove la si gira, va.

Ad un certo punto, qualunque ignaro ascoltatore si porrebbe una innocente domanda: ‘Sì, va bene tutto, ma sulla questione della frase detta magari ci andrebbero anche approfondite motivazioni, congetture, sospetti?’

Niente da fare. Perché tutto lo sproloquio è soltanto un becero tentativo, peraltro di uso e consumo comune da parte di quel circolo fazioso e autoreferenziale che va sotto il nome di giornalismo progressista, di screditare qualunque dissidente rispetto alla narrazione prevista. E allora, il quotidiano “La Verità” diventa “una delle quattro gazzette di regime al servizio della destra” che “pubblica un delirante retroscena”.

Il capogruppo alla Camera è solo “un mediocre cascame della gioventù neofascista”, è “un becero epifenomeno di una degenerazione più vasta… è la destra meloniana che sguazza nei liquami dell’ideologia… è un’infima cifra politica che li contraddistingue… avanzi del Fuan e del Fronte della Gioventù…”.

Questi sono gli squallidi commenti che dimostrano la scarsità etica, l’equivocità professionale, lo scadente spessore culturale di uno che è ritenuto un opinionista, un ascoltato commentatore politico.

Questa è la vergognosa dimostrazione di come la sinistra supponente e fraudolenta pretende di essere portatrice della verità, mentre contemporaneamente evita l’analisi di un fatto e trova appigli per sminuirlo, quando non addirittura per distorcerlo. Non riuscendoci, passa a quella tattica che viene chiamata di ‘character assassination’, che volgarmente è traducibile con sputtanamento della persona, delle sue idee, delle sue amicizie e la sua stessa funzione.

Aveva visto, come sempre, con occhio vigile e a lunga distanza quel visionario di Friedrich Nietzsche quando annotò in “La gaia scienza”: “Tutta la letteratura delle gazzette di partito (dovrebbe essere) collocata sotto la rubrica ‘prostituzione dello spirito’”, e poi ribadì il concetto in “Così parlò Zaratustra” sottolineando in maniera graffiante “Guardateli, questi superflui! Sono sempre malati, vomitano la loro bile e la chiamano giornale”.

Sono gli stessi che li trovi a questuare miserevolmente lamentandosi della caduta delle vendite, supplicando senza dignità di comprare i loro libri e di frequentare i loro spettacoli, adducendo le motivazioni più incredibili per la perdita di credibilità.

Fatevi un esame di coscienza – mi è scappato coscienza? Come non detto. Continuate così!