È indispensabile ritornare al fatto che ha visto protagonista Francesco Saverio Garofani per introdurre la questione già affrontata in altre sedi sulla doppia morale che da sempre è la modalità interpretativa dei fatti da parte della sinistra.

Magari è più divertente iniziare con una frase pronunciata da Massimo Giannini a riguardo di un presunto sogno di Giorgia Meloni di arrivare alla successione di Mattarella. L’esilarante opinionista parla testualmente, a questo proposito, non di Quirinale, ma di “sacro soglio della Repubblica Italiana”. Insomma, l’idolatria democratica conferma la perversione sacrale di uno dei tanti sistemi di governo e il presidente diventa automaticamente il Pontefice Massimo, o sarebbe più appropriato dire, il faraone.

Detto questo, per rallegrare un po’ gli animi, vediamo un po’ brevemente in cosa consiste la doppia morale.

Il Garofani, uomo nella elevata scala dell’istituzioni, esprime un giudizio preoccupante sulla necessità di intervenire a spallate per far cadere un governo legittimamente votato. Si scopre il fatto e la notizia viene diffusa. Allora si parla di imboscata nei confronti del Quirinale, di un rilancio “vergognoso e scandaloso” della notizia stessa, si ventilano addirittura dubbi sulla sua autenticità, e c’è sempre il solito fenomeno assoldato alla propaganda che dice testualmente, a proposito della decisione governativa – a mio personale avviso, catastroficamente sbagliata – di porre fine alle tensioni: “Provano a cavarsela così” invece “dovrebbero dimettersi Belpietro e Bignami”. Riassunto: la colpa ricade su chi mette in luce un fatto e su chi pretende, visto che la circostanza è confermata, quantomeno una scusa e una presa di distanza. Nessun chiarimento si può pretendere – secondo i chierichetti celebranti il sacro soglio o gli scribi e i medjay del faraone. Quindi, rimozione di Bignami dal suo incarico di capogruppo alla Camera, accompagnato dal direttore de “La Verità”.

Nessun allontanamento dall’incarico e riduzione del sedicente giornalista a strillone o, al massimo, a gestore di un’edicola, quando con enfasi fuori luogo illustrava un videogioco spacciandolo per un rifugio antiatomico a Mariupol, e neanche quando, recidivo, spacciava false dichiarazioni di Paolo Borsellino. Bastano le scuse, anche se untuose e tardive, per chi sguazza nel potere dell’informazione.

E poi, il grande ed incensato – per restare in tema di sacralizzazione – Nicola Gratteri, che legge un post fasullo su una dichiarazione di Giovanni Falcone, e si giustifica dicendo “mi sono fidato di una fonte che era attendibile”. Chissà, signor Giudice, quante altre fonti erano attendibili tra i miei di arresti e le centinaia e centinaia di assoluzioni. Ma nessuno dice nulla, in questo caso non ci sono neanche le scuse, ma solo la stizza per il fastidio subìto.

Salta Elly Schlein sul carro dei pagliacci arcobaleno, tra fluidità e indecisione di genere, e tutta la sinistra a fare il tifo per il progressismo che avanza e per l’apertura mentale – e non solo – di un popolo che inneggia alla diversità più svariata.

Salta Giorgia Meloni con altri esibizionisti governativi – in entrambi i casi di insopportabile cattivo gusto e comportamenti plebei – ma subito scatta la critica e si invoca la gogna, soltanto per qualche slogan di dubbio spessore come lo spettacolo stesso.

Si potrebbe continuare per un tempo indeterminato nell’elenco della doppia morale che i sinistri saltimbanchi applicano quotidianamente nei confronti dei propri fallimenti e nella denuncia di quegli altrui.

La responsabilità etica di questo andazzo ricade totalmente su quella informazione faziosa e tossica che inquina ogni minima possibilità di chiarezza verso la verità.

La cosa poi veramente scabrosa è quella che – per usare un termine educato va sotto il nome di faccia di bronzo – trova i ventriloqui dei mass media saltare da un’opinione all’altra, contorcersi nelle più patetiche contraddizioni, smentirsi nelle più incredibili piroette retoriche, come un tale che precisamente il 22 febbraio del 2020 in un video denunciava il delirio collettivo della gente – di cui peraltro riferiva testualmente di averne “pieni i coglioni” – di fronte a una paura fittizia di una semplice influenza. Il 24 ottobre dello stesso anno, otto mesi e due giorni dal primo video riferiva una grande preoccupazione per una situazione pandemica sempre più grave e rischio di un ulteriore lockdown. Il 29 ottobre sempre del 2020, lo stesso fenomeno tanto egocentrico e narcisista, quanto fasullo, insultava in maniera schifosa e volgare coloro che siano opposti alla vaccinazione o anche solo espresso dubbi sulla validità del non-vaccino.

Questo individuo continua a diffondere offese, derisioni e denigrazioni varie con la stessa faccia di cui sopra. E insieme a lui, quanti altri professionisti della propaganda dovrebbero essere licenziati, visto quanto emerso sulla vergognosa operazione di ingegneria sociale, quante redazioni dovrebbe essere sigillate e quante testate giornalistiche definitivamente messe fuori gioco. Ma niente è accaduto, e niente accadrà.

Il problema, però, non sono questi personaggi. Il problema è legato alla debolezza di carattere e alla fragilità culturale di coloro che dovrebbero avere il coraggio insieme etico e politico di stroncarli, invece di cercare inutilmente un incontro di ragionevolezza e di reciproca considerazione.

Qualcuno ha scritto che quando si accetta il linguaggio del nemico si ha già perso. Ma questo avvertimento non è stato recepito