C’è uno scontro in corso, si potrebbe intenderlo proprio come una guerra civile, tra i sunniti che accusano gli sciiti di eresia, mentre questi denunciano come il dogmatismo sunnita abbia dato vita a sette estremiste come i puritani wahabiti.
È questa essenziale specificazione che permettere di distinguere l’Islam come religione dall’islamismo come una ideo-teologia dai contenuti prettamente politici.
Potremmo dire che è un problema loro. Anche il cristianesimo ha conosciuto lotte sanguinarie al suo interno, con scismi, ritorsioni e vendette: basta rievocare la notte tra il 23 e il 24 agosto del 1572, quando i protestanti ugonotti vennero praticamente sterminati da armi cattoliche, per rendersi conto della “normalità” sanguinaria tra differenti impostazioni dottrinarie all’interno delle strutture religiose.
Queste precisazioni servono ad inquadrare l’argomento sulle responsabilità morali e politiche del cristianesimo rispetto ai comportamenti persecutori del radicalismo islamico e all’opera di infiltrazione dello stesso nelle istituzioni occidentali e specificamente europee.
A fronte di un Islam rigoroso, prescrittivo e dottrinario, c’è un cristianesimo – diretto e coordinato da una Chiesa Cattolica ormai ateologica e sociologica – scettico, qualunquista e relativista.
La liquidazione della fede, sostenuta da una sinistra filosofica e politica che la riteneva un travestitismo secondo Engels fino al pretesto retorico di Alain Badoiu, ha avuto un ottimo – si fa per dire – terreno di coltura all’interno delle stesse gerarchie religiose, a partire dal micidiale Concilio Vaticano II per giungere al sovversivismo di Bergoglio.
Se persino il cinico e razionale Machiavelli esaltò l’importanza del timore e del rispetto della religione come collante delle milizie, per non parlare di Stalin che durante l’assedio di Stalingrado riaprì chiese e attivò i preti per pregare per la Santa Madre Russia, vuol dire che lo spirito e il sacro incidono sulla volontà e sulla potenza dell’uomo.
Tutto ciò è ormai disperso e scomunicato nell’attuale Chiesa Cattolica.
I suoi insegnamenti e la sua dottrina sono ormai in caduta libera nel pensiero e nell’anima della sua stessa sfibrata comunità.
All’eroismo del Cristo trionfante ha sostituito la remissione catacombale, la rassegnazione pauperistica della religione desertica.
Basta osservare la sostituzione dei simboli – dal crocefisso al presepe –, il civettare con pedofili statunitensi e con tiranni della mezzaluna, l’adeguamento ai tempi della sodomia e del travestitismo – non alla Engels, si intende –, la genuflessione davanti a sanguinari africani: tutto converge in una volontà masochistica di liquidazione, in un godimento nella dissoluzione.
Potremmo dire che il cristianesimo – pur con l’eliminazione cruenta delle radici pagane d’Europa – ha contribuito alla grandezza dell’Occidente. Ora, con la sua viltà e la sua losca manipolazione, lo sta progressivamente dissanguando.
Come si suol dire, e spesso avviene, nelle economie familiari: l’impero che i padri (della Chiesa) hanno fondato, i figli degeneri lo dissipano.