È presuntuoso scomodare Shakespeare per tentare una spiegazione un po’ meno scadente e plebea del fenomeno “guerra”, ma il celebre pronunciamento di Amleto – <<Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia>> – mi pare strumentalmente utile per diradare molte ombre sul conflitto ucraino e, soprattutto sulle molte supponenze interpretative associate ad una visione parziale e distorta.
La metodologia risulterà certamente noiosa ed altrettanto sicuramente fallimentare: per chi pretende di usare strumenti di analisi inquinati da una intossicazione commemorativa, da una credenza ideologica e da un materialismo intellettualistico, ogni cedimento nel confronto rischia di incrinare le certezze acquisite, pena il tracollo fideistico.
Innanzitutto, cominciamo con lo stabilire che è parziale, oltre che pericolosamente fuorviante, inquadrare la guerra in corso usando solo le categorie proposte dal sistema – territorialità, controllo energetico, vendetta, supremazia militare, interessi logistici ecc. –, che sono ottimi strumenti per strateghi militari e osservatori geopolitici, ma rimangono, comunque, settoriali e riduttivi in una visione materialista del mondo.
È altresì deleterio e mistificante equiparare gli eventi contemporanei con quanto accaduto otto decenni fa. Questo vale sia per chi continua parlare di defascistizzazione o di denazificazione dell’Ucraina e sia per chi, specularmente, in ricordo di un certo passato, ha dei fremiti di godimento quando vede le insegne e i simboli del battaglione Azov. La storia non si ripete, ha ragione Marx, e quando lo fa si manifesta in farsa. Con una metafora nazionalpopolare ho spiegato ad un amico che paragonare Stepan Bandera a Volodymyr Zelens’kyj è come quello che si tromba una vecchia di ottant’anni sapendo che a vent’anni era un figone. Una repellente illusione.
Infine, trovo comunque una deleteria deriva non solo linguistica o culturale, ma anche umana e cognitiva, l’abitudine di attaccare chi la pensa diversamente con epiteti squalificanti, illazioni psicopatologiche, offese all’intelligenza, accuse di insufficienza mentale: lo stesso squallore antidialettico che caratterizza un Berizzi, uno Scanzi, un Parenzo i quali, impotenti per contrastare con competenti argomentazioni i ragionamenti formulati, attaccano direttamente il messaggero degli stessi. Questo è semplicemente squallido.
E dopo questa noiosa precisazione, andiamo all’argomento in questione con qualche domanda.
Qualcuno pensa che la Prima Guerra Mondiale sia stata determinata dall’attentato di Sarajevo? Crede che i popoli si sono battuti per la libertà e l’emancipazione delle minoranze oppresse? Che gli Stati Uniti sono intervenuti per vendicare l’equivoco affondamento del Lusitania?
Julius Evola ha scritto pagine memorabili a proposito. Eliminazione delle forze aristocratiche e spirituali rappresentate dallo Zar, dagli Hohenzollern e dall’Austria Cattolica; instaurare un regime globale e democratico attraverso la Società delle Nazioni; disintegrazione del modello tradizionale e autocratico.
Qualcuno pensa che la Seconda Guerra Mondiale sia stata determinata dall’ideale democratico di liberare l’Europa dal gioco nazifascista? Che l’obiettivo era – come è tuttora spacciato per le guerre umanitarie – di esportare la democrazia e i diritti dell’uomo? Che l’interesse era prendere le difese di quelle comunità ebraiche rifiutate da tutti i paesi del cosiddetto buon mondo civilizzato?
Fu una guerra civile europea condotta contro il mondo fondato sulla grandezza millenaria italica verso la quale l’America ha sempre provato invidia e idee di vendetta – lo vediamo con il godimento padronale che si concretizza nella sottomissione servile alla Nato –, e contro la Germania di Wotan e l’esplosione di un inconscio collettivo perfettamente descritto da Jung in un saggio del 1936 e ripreso anche da Giorgio Galli nel 1999 come nazismo magico.
Risultato: materialismo capitalista nell’Occidente debilitato ad ovest e materialismo ateista nel bolscevismo di Stato ad est.
Conclusioni. Ciò che disse qualcuno annunciando una guerra tra due secoli e due idee, si ripresenta nell’attualità tra un mondo di tenebre depravato e un mondo risvegliato da animare. Al caos del post-umanesimo, dove dall’uomo alla natura tutto presenta i germi della deformazione, è in atto un’azione altrettanto globale di ricostituzione di forme, di armonia, di soprannaturalità. È l’eterna lotta – per usare quasi letteralmente le parole di Evola – tra un mondo infero fatto di materia, di relativismo e di contraffazione, ed un mondo metafisico, di per sé immortale, invisibile e trascendente la realtà.