Da Electomagazine, 29 ottobre 2021
L’amico Franco Nerozzi, con la lucidità di analisi e la capacità di sintesi che le sono innate, ha riassunto la giornata dello Zan-day, inquadrando perfettamente il patetico piagnisteo per una sconfitta di una legge tanto pericolosa quanto ridicola, corrispondente all’altra sdolcinata euforia per una vittoria marginale e irrilevante.
Marginale e irrilevante non per gli obiettivi della legge, ma per le tattiche messe in atto e per la totale assenza di visione strategica sull’argomento.
Dietro alla falsa ed equivoca invocazione alla tolleranza ci sono degli aspetti inquietanti che devono essere affrontati in una operazione generalizzata di lunga durata e di incisivo intervento.
Innanzitutto, la volontà di manipolazione dei giovani nell’introduzione dell’ideologia gender all’interno del percorso didattico. In questo modo si vuole condizionare la mente dei bambini e degli adolescenti, riducendoli a passivi contenitori di idee espresse chiaramente in quel programma della perversione che è il saggio di Mario Mieli “Elementi di critica omosessuale”.
In quel diario di psicopatologia si va dallo sdoganamento della pedofilia e dell’incesto alla sovversione dell’ordine culturale definendo travestiti i normali, e questi cripto-omosessuali e addirittura “alla gaia riscossa della merda” nella coprofagia (p. 149). Il tutto, ovviamente ha come mira la distruzione dei legami famigliari e la decostruzione della società come da millenni si è costituita: una campagna politica volta a “cancellare per sempre questa realtà e non di apportarle modificazioni parziali” (p. 223)
Poi, la determinazione giuridica di chiudere qualsivoglia possibilità di dibattito che interessi gli aspetti filosofici, psicologici, sociologici, simbolici della questione, considerando poi che i sedicenti intellettuali dei vari settori già sono sufficientemente appiattiti sulle posizioni imposte dal sistema dell’omologazione fluidi e disidentitaria. È – sarebbe stata – l’ennesima mossa sotto copertura per silenziare il dissenso, per depotenziare il pensiero antagonista, per criminalizzare i non allineati e i non mansueti.
Infine, piccola divagazione psicoanalitica, lo scatenamento delle voglie, e la loro soddisfazione da parte del sistema, è un altro metodo che lo stesso utilizza per disinnescare quel desiderio che per l’uomo, per la donna e insieme in reciproca sinergia e con diverse funzioni è la fonte, il fondamento di quell’organismo vivente che si chiama comunità. Dove c’è la soddisfazione dei capricci e dell’individualismo egoista, viene meno la spinta ribelle del desiderio; dove c’è la stasi dell’appagamento delle pulsioni, è disattivato lo slancio rivoluzionario del desiderio; dove c’è la tutela del godimento incessante, viene meno il rischio del turbamento del desiderio. In due parole: le voglie soddisfatte sono la morte della potenza, mentre il desiderio è la sua volontà. Impariamo dal meccanismo delle droghe, e forse capiremo come rimanere liberi e disintossicati dalle illusioni del potere.