Da ElecTo Mag

Ha detto Franz Kafka che “Ogni rivoluzione evapora, lasciando dietro solo la melma di una nuova burocrazia”: e così è stato.

È da poco passato il cinquantesimo anniversario del ’68 – una rivoluzione fomentata dalla borghesia, finalizzata dalla borghesia e vinta dalla borghesia –, che il potere degli uffici, inteso come sopraffazione da parte dei burocrati e dei formalisti ha occupato il più recondito spazio della vita pubblica e privata. Finalmente, anche la sessualità avrà una sua dignità normativa, una sua rispettabile regolamentazione. Ci ha pensato un governo squilibrato, dove squittiscono progressisti di ogni genere e grado, con la creazione di una “task force multidisciplinare” – perché dire “gruppo di lavoro di tre esperti” era troppo plebeo (troppo con la ‘r’ moscia, come il resto).

Tre luminari voyeuristi con l’orgasmo da buco della serratura, preposti al controllo degli esiti erotopatologici del coronavirus. Non faccio i nomi inutili per risparmiare spazio, ma che cacchio centri un infettivologo ed una dermatologa proprio non ci azzecca. C’è anche una psicologa cognitivo-comportamentale, tecnica che detesto e degna solo per la mentalità infantile nord-americana rispetto all’approccio filosofico e psicologico europeo, ma almeno ha una parvenza di ragionevolezza.

Attenzione!Let’s not get back to normal” è l’urlo di guerra della campagna globale: Non torniamo alla normalità.
Entusiastica fine per chi, in anni lontani, inneggiava alla proprietà uterina unendo indici e pollici a triangolo; a chi santificava la coprofagia di Mario Mieli o giustificava Foucault che infettava il suo amante con l’Hiv.

Finiti gli anni della comune e delle coppie aperte, si è passati alla certificoscopata e all’autodocumentazione erotica, perché ognuno può essere un agente pericoloso nella trasmissione dell’influenza.

Adesso ci sarà un certificatore del consenso informato, un dermatologo che valuterà eventuali presenze sospette, poi un ginecologo per l’integrità femminile, un andrologo per una sufficiente funzionalità maschile, un ortopedico per l’esame delle giunture muscolo-scheletriche, un fisiatra che stabilirà le posizioni più ergonomiche del Kamasutra, un igienista per la sanificazione dell’ambiente prima e dopo il misurato evento.

Questo sì che è progresso. Una volta, almeno, tutto era limitato al senso di colpa, per una visione religiosa che aveva innescato l’idea di peccato trasformando Eros in pornografia.
Oggi si è arrivati alla tecnosessualità, e anche chi volesse arrangiarsi in santa pace dovrebbe avere la certificazione europea per le bambole gonfiabili.

Il tutto avviene mentre i liberal nostrani erano e sono impegnati nelle lotte contro ogni identità sessuale e le basilari leggi di natura.
Spetta, allora, alla componente nazionalrivoluzionaria opporsi con tutti gli ormoni contro la deriva controllante e anestetizzante del potere sessuofobico. Se non è più tempo di morire sulle barricate con sopra le stelle, almeno esalare l’ultimo respiro su un materasso ad acqua e sotto lo specchio del soffitto.

E visto che, come denunciava Zinov’ev: “Tutto ciò che costituisce il nostro mondo interiore e le sue manifestazioni esterne è ordinato fin nei minimi particolari, descritto in numerose opere scientifiche e pseudoscientifiche […] una fonte di guadagno per esperti altrettanto numerosi”, si alzi un esaltante e compromettente nostro grido di battaglia: Sesso libero! Boia chi molla!