Succedono delle cose nella contemporaneità che, se non fossero pericolose nella loro esternazione, risulterebbero soltanto patetiche esibizioni di cascami intellettuali e morali.

Mentre la disoccupazione cresce, così come i morti sul lavoro e i suicidi di disperati fallimenti, la sinistra sodale del potere bancario e finanziario transnazionale riesuma prepotentemente il fantasma del fascismo, confermando la loro vocazione alla servitù e all’idiozia congenita.

Se poi, per un minimo di buon senso fisiologico, fai notare le contraddizioni, il linguaggio di scomunica è quello becero, insensato e squallido, quello dei tenutari dell’informazione governativa, pronti a piangere il morto per un insulto, per una cinepresa danneggiata o per la minaccia di uno sputo.

In questi tempi di terrorismo pandemico artatamente sollecitato, queste deviazioni sono diventate la quotidianità tossica dell’influenzamento massmediatico, che agisce simultaneamente nel nascondere le notizie o nel distorcerle nella verità.

Per puro passatempo ero tentato di rispondere in maniera strutturata alle miserie pseudointellettuali proposte, ma visto l’infimo livello culturale espresso per contenuti e forma, associato ad una problematica psicologica di non poco conto che si manifesta quando – e questo è l’unico appunto colto che mi permetto di usare, consapevole di “buttare perle ai porci” secondo l’avvertimento delle Sacre Scritture – il “percetto”, ovvero ciò è che di istintuale, di pregiudizio, di distorsione percettiva e di patologica elaborazione, prevale sul “concetto”, cioè sulle competenze logiche, razionali, educative e formative, allora tenterò un approccio psico-ideologico, tanto per usare un neologismo.

Insomma, in parole povere per i deboli negatori della realtà, bisogna attenersi al pensiero concreto di fronte alle loro illazioni e alle sarcastiche nullità pseudointellettuali.

Correva l’anno 2000 quando il mio primo editore, Renato Curcio, il fondatore delle Brigate Rosse, venne a Monfalcone per un incontro sul mio primo libro alla gloriosa Libreria Rinascita. Sempre in quel periodo, nell’ambito delle attività della casa editrice “Sensibili alle foglie”, con Nicola Valentino, ergastolano in permesso, condannato senza ricorso in appello per l’uccisione del giudice Fedele Calvosa e della scorta, conducemmo un seminario a Gorizia sulle istituzioni totali.

Furono anni di incontri, approfondimenti culturali e chiarimenti ideologici che ci portarono a Milano, a Torino, a Pavia fino a Napoli e dintorni per il mio secondo libro sul suicidio. Anni in cui andai al centro sociale Askatasuna di Torino per definire con uno dei responsabili l’approccio migliore per i ragazzi con disturbi psichici derivanti da sostanze o meno. Anni di reciproche riflessioni e confronti, caratterizzati da ridicoli attacchi da parte di diversi miserabili dell’antagonismo che non capivano questa alleanza di intenti e buttavano inutilmente, con condivisa derisione, benzina sul fuoco.

Con i compagni brigatisti, protagonisti e fiancheggiatori, giungemmo a delle considerazioni comuni: chi come noi, che con più o meno coinvolgimento e fortuna partecipò al safari degli anni di piombo, diventa estraneo alle logiche della contrapposizione e cerca percorsi di reciproca comprensione e di culturali convergenze. I giovani bambinoni, cresciuti a Nipiol e a surrogati, imbevuti di scadenti letture e di pessimi riassunti, nostalgici di pericoli mai corsi, di morti mai vissute e di guerre civili mai passate, continuano ad aggirarsi nello zoo della contestazione facile travestiti da Indiana Jones, rinnegati dell’intelligenza e disertori del buon senso.

Sotterrammo, in quegli anni l’ascia di guerra. C’è chi rispose all’antico appello di Togliatti ai “fratelli in camicia nera” e chi fece propria la valutazione di Lenin sull’estremismo quale malattia infantile del comunismo. Avevamo combattuto e il mondo era altro.

Per questi cascami attuali che tanto si rifanno ad un comunismo che per loro fortuna non si è mai concretizzato, vale la considerazione che lo stesso Togliatti espresse nei confronti di due dissidenti: “I pidocchi possono annidarsi anche nelle criniere del più nobile destriero”.

Al momento, statisticamente parlando, ci sono più pidocchi che destrieri.