L’esilarante Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, la cui espressione facciale e la corrispondente mimica sarebbero fonti di ispirazione lombrosiana, ha pensato di introdurre nella pratica della deradicalizzazione islamista una sua deviante interpretazione dell’omeopatia.
Partendo dal principio del “Similia similibus curantur”, ha avuto la scadente intuizione di affidare all’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (UCOII) il delicato compito di decostruire lo spirito fondamentalista e la struttura mentale degli islamici radicali per riportarli ad una realtà e ad una costruzione di personalità moderata, tollerante e integrata.
Già l’idea di trattare terroristi religiosi e criminali politici con le modalità terapeutiche di una comunità per tossicodipendenti o uomini violenti è una iniziativa che dal punto di vista psichiatrico e sociologico mi lascia perplesso, ma lo sbigottimento supera ogni limite quando gli operatori di un simile intervento vengono raccattati tra i membri di una organizzazione filoislamista.
<<L’UCOII, incarnazione dei Fratelli musulmani, ha come obiettivo quello di trasformare i fedeli in militanti>> (Abdellah Redouane, “Islam consolare” di Roma, in Qatar Papers), e a questo punto l’idiozia di un politico tanto ignorante quanto supponente supera l’incompetenza stolta per diventare un’incapacità pericolosa.
Se la situazione non fosse tragica, tale iniziativa potrebbe essere buttata in farsa. Allora si potrebbe suggerire al figurante governativo di cui sopra di cooptare Innocent Oseghale per l’arte culinaria cannibalica accanto a Chef Rubio, o Mario Moretti come consulente dell’antiterrorismo, o Cesare Battisti quale tutore dei diritti dei carcerati, o Pietro Maso come esperto in terapia della famiglia, o Roberto Pannunzi, il Pablo Escobar italiano, come motivatore in comunità per cocainomani.
Insomma, l’elenco potrebbe continuare per ogni specialità, seguendo le orme di Bonafede e la sua spassosa e demenziale concezione omeopatica della giustizia.
Qui, però, le cose diventano spaventosamente serie e azzardate, perché questi fenomeni politicanti – Bonafede per quanto di sua (in)competenza, ma non il solo – continuano a fare danni irreparabili alla politica e al tessuto sociale che la stessa continua ad intaccare.
Con l’arroganza dell’incapace, evidentemente circondato da nullità a lui confacenti, il sopracitato rischia di creare all’interno del circuito carcerario una rete di connivenze e di supporti che sarebbero poi trasferiti e collegati alla realtà fondamentalista esterna.
I referenti dell’UCOII diventerebbero i portaordini dei radicali incarcerati, i riferimenti di piani e strategie da condividere e applicare sul territorio. È questa una storia già vissuta con il terrorismo autoctono e con le organizzazioni criminali di stampo genericamente mafioso, dove i politici assoldarono i comuni e i comuni si resero disponibili a fare da manovalanza alle azioni dei politici.
Se deradicalizzare è un tentativo di consolidato dubbio, almeno che si attuato da soggetti da provata fiducia, e non da accertata inaffidabilità.