Non quelle banali e disintossicanti dell’olio di ricino: basta con le moderazioni italiche e i surrogati tricolori. Parlo proprio di quelle sane e terapeutiche della falce e martello, della foga di Stalin, della determinazione di Jagoda, dell’entusiasmo di Ežov.

Quei lassativi sanguinari che non lasciavano spazio ad interpretazioni ideologiche o a sofismi giuridici: la morte definiva la verità, e confermava l’autorità di chi la decideva. In alternativa all’esito letale immediato, uno più lento e dilazionato nei lavori forzati. Altroché villeggiature a Pantelleria, Ustica, Ponza, alle Tremiti, ma un accordo con Putin ad esempio per il confino a Kolyma, dove “Oggi non si lavora perché la temperatura ha raggiunto i meno 40 gradi e lo sputo gela nell’aria” come si descrive nei racconti dei dissidenti russi al tempo dei soviet.

Per chi? si chiederà qualcuno.

Per Sergio Mattarella, ad esempio, che di fronte alla decapitazione per mano islamista prende le distanze da ogni estremismo – quello dei buddisti, degli scintoisti, dei sufi? A quale cazzo di estremismo si riferisce l’inquilino emerito?

Per Luciana Lamorgese, ad esempio, che a riguardo dello sgozzatore di Lione dice candidamente che Tunisi non l’aveva avvertita – la miss Marple della Basilicata si aspettava un suggerimento dal nemico.

Per Ciccio vaticanense, ad esempio, che ha sbagliato indirizzo teologico quando ha detto “Dio vuole che sbarchino” – forse era Allah, grande, misericordioso, e pure un poco incazzoso.

Per Laura Boldrini, ad esempio, quella per la quale cagare sui marciapiedi, pisciare agli angoli delle strade, pulirsi il culo nelle fontane saranno stili di vita che gli italiani dovranno apprendere – sarebbe commovente vedere la medesima farlo con un bastone in mano per difendersi dai lupi siberiani.

Qualche migliaio di questi personaggi con lavori personalizzati: ai giornalisti, sempre per esempio, rimboscimento – una forma di vendetta ecologica per tutti gli alberelli sacrificati a carta sulla quale hanno scritto le loro vergognose falsità e le loro turpi calunnie.

Insomma, una forma discreta e proficua opera di redenzione, affinché gli errori e i cattivi comportamenti possano essere espiati in maniera costruttiva.

Tutto si potrebbe combinare con una specie di anomalo Erasmus: noi mandiamo queste migliaia di discoli a lavorare per il bene della Russia – per altro da loro sempre amata, almeno fin prima del 1989; loro ci mandano un numero pari di Omon, i mastini del loro Ministero dell’Interno, a mostrarci un po’ come si sanificano centri sociali, territori di spaccio, località in degrado, centri di accoglienza – con un po’ meno della delicatezza e del garbo impliciti alla mentalità italica.

Questi sì che sarebbero scambi culturali e permute professionali!