GRANDE DEL BELLO. QUASI QUASI TI VOGLIO BENE

Qui sta la caverna dove spingono i démoni. Qui ognuno, di qualunque condizione e rango, conduce da solo e in prima persona la sua lotta, e con la sua vittoria il mondo cambia.

Noi proseguiamo il nostro lavoro sul linguaggio, perché riconosciamo nella parola la spada magica il cui raggiungimento fa impallidire la potenza dei tiranni.

Parola, spirito e libertà sono tre aspetti di una sola e stessa cosa.

Questa intestazione di premessa apre il mio blog – in fase di composizione: un tanto per chiarire che opero da solo e senza nessuna bandiera sotto la quale marciare.

Detto ciò, mi diverte – dal punto di vista linguistico e semantico – la nota del consigliere Del Bello.

  • Le sardine rappresenterebbero la società civile – a differenza dell’altra barbara e troglodita – per contrastare chi vorrebbe il potere pieno. Appunto: con Conte siamo all’ennesimo colpo di Stato perpetrato con il supporto di Mattarella dopo Monti, Letta e Renzi, e senza passare per le urne il potere lo avete voi. Fai tu…
  • Saremmo nell’atmosfera della destra più pericolosa e nera dell’Occidente europeo, contigua al fascismo e dopo Berlusconi. Ahi, ahi, ahi, Del Bello, qui mi pare che l’apparato cognitivo-interpretativo abbia manifestato un cedimento strutturale. Certi cortocircuiti ideativi mi sanno di paralogismi piuttosto preoccupanti.
  • Il massimo dell’eroismo da condottiero contro la brutalità sovranista e populista è concentrata in una considerazione: “Risposta disperata alla crisi del centro sinistra costellata di batoste”. Un entusiasmo e un invito alla vittoria che neanche Massimo Decio Meridio ne “Il gladiatore” avrebbe potuto esprimersi meglio, naturalmente in salsa dem isontina. Me lo vedo alla testa del banco di sardine: “Compagni, serrate le fila! Tremore e piagnisteo! Al mio segnale vaselina e Pampers”.

Secondo me dovete continuare così. E’ un tentativo omeopatico di vincere il male prescrivendo le stesse metodiche che lo sostengono. Per vincere basta lasciarvi fare: il resto viene da sé, con inutili allarmismi da parte di un Rampini e di un Rizzo, che tanto non vengono né letti né ascoltati.

Visto che ti ho espresso anche un mio recondito sentimento, ti consiglio uno slogan dal sapore dannunziano, anche questo modellato al contesto, naturalmente: “Marcire per non marciare!”.