Torniamo su un argomento scottante, per questo periodo di oscurità di una repubblica mai apprezzata da parte mia; un argomento complesso e sfaccettato che riguarda i tre poteri sui quali si fonda uno Stato: quello legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario.

È la prima volta che si assiste con indecente spregiudicatezza alla commistione anomala del potere politico con quello giudiziario: alla perversa interferenza del secondo sul primo, ed alla immorale complicità del primo con il secondo. Il tutto, chiaramente, per addomesticare la massa e per depotenziare le opposizioni.

Ci sono sempre stati dei fenomeni anomali nella gestione del potere, ma l’obiettivo era sempre la ragione di stato, mai l’interesse privato di singoli o di gruppi politicamente implicati. Pensiamo, ad esempio, al famoso lodo-Moro, dove un politico, in accordo con i servizi segreti, stipula un patto internazionale per tutelare l’Italia da attacchi terroristici, con conseguenti influenze della politica sulla magistratura e viceversa. Certo, per le anime belle considerato immorale, ma in una strategia necessariamente spregiudicata di importante valore e rilievo.

Oggi, invece, assistiamo a giochi sporchi di tornaconti personale e partitici, e senza che vi sia neppure l’alito di una ribellione per la scandalosa scoperta e le untuose ammissioni di colpevolezza. Tutto tace sul fronte dell’opposizione.

A fronte del comportamento di miserabili che hanno rapinato i voti mistificando onestà e correttezza, che hanno promesso di aprire il parlamento come una scatola di sardine, ci sono coloro che hanno garantito occupazioni, hanno millantato barricate, hanno giurato rivolte, mentre postano le riuscite lasagne al forno o l’acconciatura del parrucchiere con tanto di mascherina tricolore.

I primi belano sentitamente purché li lascino sulle loro poltrone, gli altri miagolano per non perdere gli identici benefici, e intanto il potere grufola controllando la greppia dove tutti si abbuffano, in questa parlamentare fattoria degli animali.

La cosa vergognosamente ridicola delle sedicenti opposizioni è di rifarsi ai valori costituzionali e al rispetto delle regole. È come andare in una bisca e pretendere di spiegare ai bari la correttezza etica e il principio di onestà.

La cosa, invece, pericolosamente reale è che – un sospetto terribile che mi auguro venga smentito a salvaguardia della Nazione – stiamo assistendo ad uno squallido gioco delle parti in cui ogni avversario sostiene l’altro per una strizza notevole e condivisa del confronto elettorale. Tutti hanno assaporato il gusto del privilegio e l’odore del comodità, e nessuno vuole abbandonare la sala del banchetto per magari tornare alla mensa dalla quale sono stati miracolosamente sfuggiti.

In questa roulette politicante, l’abile croupier fa vincere un po’ il rosso e un po’ il nero, con la precisa coscienza – la sua – che alla fine il banco vince sempre.