I MAESTRI DELLO STUPRO E DELLA PEDOFILIA APPARTENGONO ALL’ALBUM DI FAMIGLIA DELLA SINISTRA. COMPAGNI E COMPAGNE: NON SIETE NELLA POSIZIONE MORALE DI CRITICARE NESSUNO, PERCHÉ COMPLICI IDEOLOGICI E SODALI CORRESPONSABILI.
Ho sempre ritenuto Indro Montanelli un ottimo insegnante di scrittura. Punto. Altro è il giudizio su chi invitava a turarsi in naso e votare Democrazia Cristiana. Questa manfrina sul suo comportamento sessuale in Africa, però, mi ha incuriosito. E allora sono andato a ripassare un vecchio testo fondamentale di Mario Mieli, oltre a leggere la raccolta di scritti “La gaia critica” per la Marsilio del 2019, nonché un testo fondamentale di studio di Michel Foucault.
Un appunto dedicato alla <<checche rivoluzionarie>>, agli aderenti al <<N.a.r.c.i.s.o. (Nuclei “armati” rivoluzionari comunisti internazionalisti sovversivi omosessuali>>, alla sinistra “normale” aperturista, anticonformista, trasgressiva. Coordinate i neuroni e sistematizzate le pulsioni. La doppia morale non regge più, e la scelta di campo è obbligatoria. Ogni dubbio è stato chiarito tempo fa con i miei amici omosessuali, non checche rivoluzionarie.
<<[…] con l’educastrazione […] ai bambini non viene riconosciuto il diritto di godere eroticamente>> (p.17)
<<Per i “normali”, l’eterosessuale che va con una bambina non è un eterosessuale, ma un mostro>> (p. 39)
<<Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastrazione, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una «vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata verso il feto>>, Francesco Ascoli (p. 62)
<<La forzata rinuncia agli “oggetti” parentali è anche grave repressione dell’omosessualità: il desiderio erotico del bimbo per il padre, il desiderio della figlia per la madre, tutto ciò si trasforma nevroticamente in adorazione di Dio>> (p. 145)
Mario Mieli, “Elementi di critica omosessuale”, Feltrinelli, 2002.
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M. Foucault:
<<Ma tutte e due voi, in quanto donne, siete immediatamente urtate dall’idea che si dica: lo stupro rientra nelle violenze fisiche e pertanto deve essere trattato come tale>>.
D. Cooper:
<<Nel caso di Roman Polanski negli Stati Uniti, in cui si trattava di una questione di sesso orale, anale e vaginale con una ragazza di tredici anni, la ragazza non sembrava traumatizzata, ha telefonato a un’amica per discutere dell’accaduto, ma la sorella ha origliato dietro la porta e così si è messo in moto il processo contro Polanski. In questo caso non c’è una lesione, il “trauma” deriva da “formazioni ideali”, sociali. La ragazza sembra aver tratto godimento dall’esperienza>>.
M. Foucault:
<<[…] è il problema del bambino che viene sedotto. O che comincia a sedurre voi? Si può fare al legislatore questa proposta? Con un bambino consenziente, con un bambino che non si rifiuta, si può avere qualsiasi tipo di rapporto, senza che la cosa rientri nell’ambito legale?
<<Ci sono bambini che a dieci anni si gettano su un adulto – e allora? Ci sono bambini che acconsentono, rapiti>>.
<<[In caso di stupro si ritorna alla responsabilità civile] danni e interessi, pretium doloris: lo stupratore non sarà più messo in prigione, perché non ha senso, e gli si richiederanno invece centomila franchi per i danni e gli interessi. […] come un incidente stradale>>.
<<[Lo stupro]non è niente di più che un’aggressione, nient’altro: tra dare un pugno in faccia a qualcuno e infilare il proprio pene nel sesso non c’è differenza>>.
Michel Foucault, Follia e psichiatria, Raffaello Cortina, Milano 2005, pp. 216-221.